domenica 28 dicembre 2008

mercoledì 10 dicembre 2008

Rifiuti non differenziati

Leggendo i commenti, c'è sempre chi si lamenta perché passo lunghi periodi senza scrivere nulla... beh, non posso che cogliere l'occasione per descrivere una mia giornata-tipo, per far capire quanto poco ci sia da scrivere su me stesso, se non quelle rare volte che la mia vita ha qualche infimo sussulto, neanche paragonabile a qualsiasi, per quanto misero, avvenimento nelle esistenze altrui.

Voglio rendere ancora più noioso, ordinario ed antiestetico questo post: mi limiterò a proporre una tabella, ora per ora, di cosa faccio.

7:00 - Sveglia, solitamente anticipata di mezz'ora da una defecata antelucana
8:00 - Avendo avuto cura di pulirmi per bene l'ano dai rimasugli di deiezioni, mi vesto e vado al "lavoro"
9:00 - A quest'ora, dopo aver sbrigato alcune faccende in portineria, vado alla reception analisi della ASL dove c'è l'anziana signora popputa di cui spesso ho parlato. Le rare volte che il mio membro non è troppo infiammato e pustoloso, inevitabile è un'erezione, dolorosissima in quanto, anche quando funziona, il mio pene è costantemente subissato da piaghe e ferite piene di pus
10:00 - La routine è la solita, il pene duole sempre di più, che sia eretto o meno
11:00 - Pausa caffé: la sfrutto per defecare
12:00 - Routine, di solito è l'ora delle visite su giovani individui malati di tubercolosi, ce n'è sempre qualcuno. Per poco non paiono meno salubri di me
13:00 - Pausa pranzo, non è raro che aspetti che la biologa dello scorso post abbandoni tra i rifiuti i rimasugli di un'insalata, che furtivo raccolgo e mangio. I giorni delle sue mestruazioni (ormai li ho imparati) penetro nel bagno femminile, sinceratomi che nessuno mi guardi, e accompagno il cibo con alcune gocce del suo mestruo, ricavato da vigorose strizzate al suo assorbente abbandonato nel cestino. Da questo ho anche capito che non è vergine! Infatti spesso vi sono rimasugli purulenti e biancastri, credo dovuti a qualche infezione vaginale
14:00 - Di nuovo al lavoro, fino alle 17:00 è inutile che faccia cronaca ora-per-ora, non accade nulla. Quando si parla di dipendenti statali nullafacenti, ecco, io sono uno di loro
18:00 - Finalmente a casa, mi abbandono sul divando scorreggiando, pisciandomi addosso, bruciando ancora di più il mio membro ormai in fin di vita, e mangiando cibo scaduto comprato una volta al mese in grande quantità al discount dietro casa.

E così resto abbandonato, per ore, fino a quando il sonno non mi coglie, tutti i maledettissimi giorni, eccetto sabato e domenica quando sul divano o sul letto ci resto il giorno intero, coperto di merda... c'è davvero così tanto da scrivere ogni giorno?

martedì 4 novembre 2008

Notte prima degli esami (delle feci)

Come si è potuto intuire dalla mia prolungata assenza, ho avuto dei problemi di salute. Data la mia condotta igienico-alimentare orribile, non c'è da stupirsi.

Devo fare delle analisi, ma non qualsiasi, quelle delle feci. Le feci sono il modo in cui io mi presento al mondo. Riescono a simboleggiare con una sublime forza visiva (e olfattiva, tattile, gustativa) quello che sono io: un ammasso molliccio e puzzolente, qualcosa che deve esistere, ma che è meglio ignorare.

Sono ossessionato, questo potrebbe essere la volta che riesco ad aprirmi al mondo, forse le mie feci possono essere un biglietto da visita unico. Domani mattina devo portare la miglior cacca che possa rappresentarmi.
Chissà se sarà quella splendida biologa venticinquenne dell'ASL ad analizzarla. È una ragazza di una bellezza fuori dal comune, che ogni tanto vedo passare per i polverosi corridoi zeppi di vecchi biliosi e cianotici per il troppo tossire. Una pelle leggerissima, liscia e candida, due seni maliziosamente messi in evidenza da un push-up e da un camice raramente ben abbottonato. Ovviamente, lei non mi ha mai notato.

Sì, se fosse lei ad analizzarla? Chissà cosa pensa quando fa le sue doviziose analisi; e chissà cosa penserà quando vedrà quella spatolina impregnata delle mie dense e nauseabonde deiezioni... il mio biglietto da visita. Come sogno da giorni, se si eccitasse e, di nascosto come quando io lecco le cacche di cane agli angoli delle strade, iniziasse a strusciarsi nell'incavo tra i due seni quella marcia spatola. Qualche rigata di merda prossima al capezzolo, e poi?
E poi potrebbe furtivamente scostare gli slip, dopo aver maldestramente aperto la cerniera dei pantaloni, e infilare la stessa spatola nella sua linda vagina. Potrei finalmente perdere la verginità!
Un figlio... un figlio! Ho deciso: impasterò le feci con del mio sperma, un figlio (con lei poi!) sarebbe la mia rivincita sul mondo!

Oh, non sono idiota: so che è quasi impossibile che succeda, ma voglio fare un passo avanti, voglio mettermi in gioco. Massaggerò il mio deforme ventre e il mio pene minuscolo tutta la notte, e domani, all'alba, unirò i migliori escrementi e il migliore liquido spermatico.

È un crocevia della mia vita.

domenica 19 ottobre 2008

mercoledì 8 ottobre 2008

La mia estate - parte II

Le giornate non è che scorressero tanto diverse l'una dall'altra. Afa, noia e il profumo delle feci dei cani, perlomeno era questo il dettaglio che mi affascinava di più. Un giorno mio padre mi vide anche odorare, il volto piegato sul terreno, una cacca appena escreta da Tobia. Non mi disse nulla, ma una coltellata mi avrebbe colpito meno del suo gelido silenzio.

L'unica cosa che movimentava la giornata erano saltuari lavoretti di fatica cui mi costringeva mio padre (sempre lui...). "Che strano, non fa mai nulla per mantenere questo vecchio casale, assume sempre degli operai a fine estate...", mi disse mia madre un giorno.
Ma io sapevo perché: il laido vecchio voleva mettermi davanti alla mia inettitudine fisica. Forse lo voleva fare per stimolarmi ad agire, forse mi vuole bene e gli dispiace vedermi così. Ma non ho mica avuto il coraggio di chiederglielo.

Riguardo a mia madre, notai per la prima volta che i suoi seni somigliano, seppur in proporzioni ridotte, a quelli avvizziti della vecchia impegata della ASL che tanto mi attrae.

Lo squallore è stato soprattutto psicologico, questa estate. Tagliamo corto e con volgarità, e diciamo subito qual è stata la cosa più schifosa che ho fatto laggiù (e, rispetto al mio solito, è ben poca roba): ho messo un dito in culo a Tobia dopo che aveva appena defecato. Mi sono poi strusciato il dito, dopo averlo odorato, sui pantaloni. Non ho neanche assaggiato.

Mi lavavo, ero costretto, ma una volta a settimana era più che sufficiente. A capire quand'è che era arrivato il momento, ci pensava con la sua solita delicatezza mio padre: rimproverava mia madre per aver fatto andare a male i gamberetti. Ma in frigo, controllai ghiotto la prima volta che lo disse, di gamberetti nemmeno l'ombra.

sabato 4 ottobre 2008

Intermezzo

Sabato sera tutti escono... e io solo come un autentico rifiuto. Farei prima ad uccidermi.

sabato 27 settembre 2008

La mia estate - parte I

Sono arrivato a casa dei miei, dopo un viaggio su un treno più puzzolente di me, in un giorno che definire afoso era riduttivo. Il mio sudore si incrostava rancido sulla pelle che mi ero lavato il giorno prima, e mi pareva già uno spreco di tempo quegli interminabili minuti sotto la doccia, che mi avevano privato di qualcosa che era ormai intimamente mio. Con una macchia intorno al cavallo dei pantaloni, complice una furtiva masturbazione nel vagone, ho rivisto dopo oltre un anno e mezzo i miei genitori.

Mia madre, una signora insignificante, con quei capelli grigio topo che mi hanno ossessionato sin dall'infanzia. Erano già grigi. Quei due seni flosci e dopotutto piccini, che pure scatenarono le mie prime fantasie onaniste da piccolo. "Mamma, posso dormire nel lettone, che papà stanotte non c'è?", "Certo, vieni". E non mi bloccava quando mi palpavo il pisellino di nascosto sotto le lenzuola, faceva finta di non vedere. Doveva fermarmi, volevo che mi fermasse. Ma quando mai ha capito qualcosa quella? O forse ha sempre capito troppo.

Mio padre, un vecchio bastardo, tanto insensibile quanto crudele nei miei confronti, ha sempre deriso la mia inettitudine. Lui sì che ha avuto una vita piena, mica io! Mah, piena di cosa, bisognerebbe vedere...

Tobia, uno dei tre cagnacci che tengono (che nome idiota!), mi è saltato addosso per farmi le feste, sebbene prima di quel momento l'avessi visto solo una volta. Un bovaro enorme, mi ha atterrato, e ovviamente sono finito su un terreno melmoso. Mio padre già mi guardava con disprezzo.

Il pranzo è stato avvilente. Poche parole: i miei sapevano che qualunque cosa mi avessero chiesto, la risposta sarebbe stata desolante, per me e per loro. Alla fine, per farmi capire che sarebbe stata una "vacanza" dura, mio padre se ne uscì con un "come mai non ci hai invitato al tuo matrimonio?". "Matrimonio?". "Dai, possibile che un giovanotto come te sia ancora single?"...

mercoledì 24 settembre 2008

Campagna d'autunno

Molti di voi, nella valanga di commenti al post precedente, hanno ipotizzato un mio viaggio estivo. Avevate ragione. Ma definirla vacanza, non è il termine giusto. Non sono stato al mare, né in altra località turistica. Non ho fatto nulla di estremo, tipo stare sotto un ponte con i topi. Ma forse ho fatto di peggio. Sono andato dai miei genitori.

Non è roba da descrivere in un solo post. Introduco solo l'ambientazione: la afosa pianura ferrarese, dove i miei genitori, due vecchi a mio parere meschini, si sono trasferiti da 10 anni (ignoro i reali motivi, non avendo lì nessuna radice). Un casale tra i campi, tra zanzare, qualche bestia puzzolente e gli sguardi cattivi sebbene magnetici di quei due, che mi hanno rovinato la vita. Anche se loro sostengono che l'abbia rovinata io a loro.

mercoledì 11 giugno 2008

Sociofobia

Aiuto.

Questo blog sta attirando attenzione.

Non so più come comportarmi, sono distrutto, è come se la mia biancheria intima, lorda di feci crostose e macchie di piscio batterico, fosse esposta al pubblico.

Ogni commento ai miei post è una ferita nell'intimo.

Ogni commento mi causa una voglia devastante di punirmi. Mi proibisco di fare la pipì per ore, prendo il Viagra e resto a contemplare il mio pene eretto senza sfiorarlo, mi tagliuzzo la pelle delle gambe e ci faccio colare sopra la mia urina fetida.

Aiuto.

martedì 3 giugno 2008

Autoritratto - II

In questa seconda e conclusiva puntata: il mio corpo.

Pochi peli dove serve (pube, petto, ascelle), tanti dove potrebbe evitarsi: schiena, buco del culo, gambe, dita dei piedi. Almeno, non ho pelazzi neri sulle spalle né sul dorso delle mani.

Le mani, già: forse l'unica parte originariamente non disgustosa del mio corpo derelitto. Lunghe, affusolate, femminee, spesso fantastico come sarebbe fare un ditalino a una signora con queste dita da pianista. Ma l'unico atto erotico che esplico con questa parte del corpo, onanismo a parte, è il togliermi le croste di feci che restano rattrappite sul sedere.

Oh, il sedere: grassoccio e tozzo, una natica più grossa dell'altra. Almeno non è troppo basso o eccessivamente cadente. L'intrico di peli arricciati trattiene fieramente le escrezioni: calcifica quelle liquide, ingabbia i chicchi di riso delle diarroiche, impedisce di mondarmi (se lo volessi, ovvio) dalle feci lunghe e solide, pestilenti se aperte a metà e assaggiatone il cuore.

L'addome? È un addome una informe massa adiposa, i soli muscoli sviluppati quelli che contraggonsi quando vomito? E le crosticine di sperma infetto, ormai virate dal giallo al grigio scuro tenace? Lasciamo perdere.

Il pene, corto e umiliante, emana un fetore fuori dagli umani canoni. Lo smegma, accumulatosi in almeno due anni senza un bidé, forma una massa molliccia e purulenta, che da sola, quando il membro è flaccido, è quasi più voluminosa del pisello stesso. I tagli fatti recentemente hanno fatto penetrare l'infezione pure all'interno: un truce colore violaceo caratterizza ampie zone del glande. Oh, "ampie", intendetelo in rapporto alle ridicole dimensioni, che sarebbero denigrate pure da una innocente bambina di cinque anni, che farebbe il confonto con i pisellini mostratile dai compagni dell'asilo.
Per contro, ho due testicoli di dimensioni abnormi, paiono fatti apposta per ricevere calci.
Riassumendo: un cazzo minuto con due coglioni enormi.

Le gambe, brevi e mollicce, sostengono un corpo che provocherebbe uno stantio lezzo di morte, sangue e merda anche se cremato, e le ceneri resterebbero impregnate dell'odore di schifo e fallimento per l'eternità.

venerdì 30 maggio 2008

Allarme afa

Credo abbia notato chiunque che i giornalisti, non appena c'è un po' di caldo, parlano di "allarme afa", con tanto di vecchietti morti che sarebbero morti comunque, ma se muoiono quando si suda sono "vittime del caldo killer". Allo stesso modo, due gocce di pioggia divengono "emergenza maltempo".

Ecco, vorrei che associaste un'altra immagine all'afa assassina.

Il caldo fa puzzare ancora di più le feci, e d'altronde cosa c'è al mondo di più piacevole di incavarsi in un angolo tra due strade ed annusare il tanfo di una cacca di cane sotto il solleone?

Anch'io, quando fa caldo, come un paio di giorni fa, puzzo ancora più del solito, se possibile. Adoro restare adagiato sul letto, a pancia in giù, a petare e sbrodolare un po' di feci liquide mentre sudo come un esquimese all'equatore. Il culo crostoso mesce magistralmente il divin lezzo dei due fluidi più rancidi, il sudore e i rivoli di deiezioni grumiformi. Il calore umido impedisce alla componente acquosa delle due sostanze di evaporare, fornendo l'ambiente giusto per la crescita di batteri coliformi.
Così trascorro il mio giorno di riposo. Alla fine, il sedere brucia come se fosse in preda alle fiamme, la flogosi troppo eccessiva per essere risolta senza repentini attacchi di febbre. E il membro, male ossigenato, tagliuzzato, compresso contro il materasso e lordo di urina torbida che brucia fino allo svenimento, è il segno più tangibile dello schifo che non posso esimermi dal rappresentare.

martedì 27 maggio 2008

sabato 24 maggio 2008

Autoritratto - I

Come già dissi in passato, odio la mia immagine, odio gli specchi, ogni volta è una stilettata al mio piccolissimo cuore.

Allora, in assenza di dispositivi fotografici, cosa di meglio che descrivermi a tutti voi per umiliarmi e punirmi?

Prima, una mia "carta d'identità"

Altezza: 1,65 m
Peso: 80 kg
Occhi: marroni
Capelli: neri tendenti al castano
Scarpe: 44
Lunghezza pene: a riposo 3,2 cm, in "erezione" 9 cm

La mia faccia, tonda e plebea, è caratterizzata da folte sopracciglia che si uniscono poco sopra il naso, questo schiacciato e largo. La bocca, sempre attorniata da crosticine gialle, prepara la visione di una dentatura storta, seppure integra. Lo spessore di tartaro arancio chiaro impedisce talvolta di vedere la congiunzione tra i denti, la lingua biancastra odora di sterco fermentato. La barba me la faccio alla meno peggio, a volte da un lato a volte dall'altro, una volta a settimana. Alcune pustoline rosse sulla fronte e delle orecchie piccine e attillate, miniere però di cerume, completano il quadro di un volto semplicemente disgustoso.

Un collo tozzo e praticamente assente attacca questa testa di merda a un corpo che non augurerei al mio peggior nemico, ma di cui parlerò solo la prossima volta. La nausea e le lacrime hanno già raggiunto il limite per oggi.

lunedì 19 maggio 2008

Tortura cinese

Lo ammetto, ho preso anche spunto dai vostri commenti, ma lo avevo in mente da tempo.

Ricordandomi di un racconto erotico di serie Z letto tanti anni fa, ho deciso di procurare dei taglietti minuscoli sul mio piccolo e flaccidissimo pene. Non poteva uscire sangue, troppo piccole, seppur numerosissime, erano le fessure.

La tempesta non era che nel suo momento di quiete, quello più spaventoso poiché, a tal punto, non può che progredire verso un destino di distruzione.

Ho preso tre pillole, ingoiate con forza l'una dopo l'altra, con le furia che ha solo un folle, sudando e petando con tutta l'energia che mi è rimasta. Tre pillole di Viagra.

La tempesta non aveva che da attendere per scatenarsi, le nubi si addensavano bigie fino ad esplodere.

E dopo alcune ore è esplosa anche l'erezione, con la potenza possibile solo dopo settimane di impotenza. Il pene indolenzito già doleva per l'incommensurabile sforzo. Ma non era che l'inizio.

La tempesta sta per erompere, le prime gocce cadono, cupi tuoni in lontananza.

I taglietti, ora divenuti ben visibili, si dilatano, ed iniziano a grondare.

La tempesta, la tempesta... riuscirò a vedere, vivo, la fine?

Non so quando finirà questo supplizio. Vorrei masturbarmi, ma riesco a malapena a battere queste poche lettere sulla tastiera.

venerdì 16 maggio 2008

Automutilazione

Lo scintillare del coltello contro il mesto lume della cucina.
Sulla lama si riflette la mia immagine, bolle di pus intorno alle labbra,
sguardo perso nei recessi dell'inutilità. Big bang alla rovescia.

Fluttuare inconscio di ricordi d'infanzia, alienazione come oggi.
Mostro la carne, acida e sporca, il mio braccio come una zampa
di bestia. Scorre il filo del coltello, ora è il mio sangue marcio che scintilla.


Procurarmi tagli sull'avambraccio è riuscito, almeno per oggi, a placare il mio senso di vuoto pneumatico che avverto nei miei visceri. Ma non potrà durare, devo punirmi con più foga per la mia vita orribile.

martedì 13 maggio 2008

Sono andato a troie

Chiedo perdono per il titolo così volgare del post.

Durante l'ultimo periodo, mi sono spesso recato in quella zona fosca e fumosa della mia città dove si trovano le professioniste del sesso. Andavo lì con una delle ultime corse dell'autobus, i pochi altri passeggeri nauseati dall'odore che emanavo, i singulti della metropoli che si palesavano stanchi attraverso finestre appena illuminate.

Poi mi celavo dietro un albero, e spiavo per un po' quella misteriosa subumanità che si agitava tra l'asfalto segnato da cerchioni lisi e un boschetto sudicio di profilattici purulenti e siringhe insanguinate. Quindi scappavo.

Ieri l'altro, dopo aver assunto una discreta quantità di alcool e paroxetina, ho trovato il coraggio per non stare solo a spiare. Con un mazzetto di banconote unte in tasca, mi sono diretto deciso verso una ragazza castana e più alta di me, chissà se era già maggiorenne. Il mio ardore svanì non appena incrociai il suo sguardo, deciso e maturo come non sarà mai il mio. Non ero in grado di proferire parola, con la mano tremante ho estratto le banconote dalla tasca e gliele ho mostrate, tenendo gli occhi rigorosamente volti a terra. Lei, forse abituata ad avere a che fare con i rifiuti umani, pronunciò qualche frase che non riesco a ricordare, e mi portò poco dietro il ciglio della strada, nelle prossimità di un cespuglio che faceva tutto tranne che nasconderci. Avevo la testa dolorante, percepivo il mondo esterno come una serie di fluttuazioni irregolari nel nulla. Gli oggetti, le foglie, il suo seno sodo e alto mi sembravano sbiadite istantanee provenienti da un universo sconosciuto.

Toltasi il cappotto, rimase praticamente nuda, solo un bianco perizoma le cingeva il basso ventre. Vedendo la mia totale incapacità di assumere qualsiasi tipo di iniziativa, abbassò la cerniera e mi sbottonò i miei lerci pantaloni. Un tanfo nauseabondo di cacca la colpì in pieno viso. Disgustata oltremodo, e resasi conto che sarei comunque rimasto inerte, si è limitata a tirare fuori il mio membro piccolo e molliccio dallle mutande che non cambiavo da giorni. Il glande, coperto da una crosticina gialla di sperma essiccato e pus infetto, fu sfiorato dalle sue dita affusolate. Questo, insieme alla visione delle sue gambe che sapevano di angelico, mi eccitò oltremodo, ma tutto rimase a livello della mia mente: il pene non accennava a principiare erezione alcuna. Per un po' ha provato a masturbarmi, io tremavo come una foglia e balbettavo parole incomprensibili. Un calo di pressione fu sul punto di farmi svenire, sul suo corpo perfetto calò una cortina nebbiosa. Riuscii a non perdere i sensi, ma sentii subito dopo lei che mi imprecava contro, allontanandosi lentamente. Mi tirai su i pantaloni, e nel fare questo gesto persi improvvisamente una quantità abnorme di feci a pallini duri mesciti con una scarica diarroica.

Mi sono recato, ancora frastornato e terribilmente eccitato, alla fermata del bus. Sedendomi sul sedile in fondo alla vettura, la pressione delle assi della seggiola e il colare della cacca giù per le gambe fecero uscire un prolungato e lento fiotto di sperma dal mio membro intorpidito e floscio.

lunedì 5 maggio 2008

Ignorante

Dopo numerose iniezioni di interferone sono riuscito a rimettermi, nonostante un colorito giallastro che persiste ormai da settimane non credo mi abbandonerà più.

Sono tornato al lavoro, ma sono terrorizzato da un approccio con la vecchia. Ogni volta che vedo quei seni grandi e avvizziti, quel sedere moscio ma sicuramente ricco di fosse cellulitiche dove riversare con brama litri di liquido seminale, sento una fitta che mi stronca il respiro.
Mi chiudo nello stanzino, con le gambe che tremano, ma, nonostante l'eccitazione oltre ogni limite, non riesco ad avere erezione alcuna. Poi, sbirciando ancora quel petto che sa di giovane frutta e fetida muffa allo stesso momento, perdo dal pene moscio un liquido trasparente e appiccicoso, con grumi densi e gialli che restano bloccati all'interno per ore e che solo dopo una dolorosa minzione irrompono all'esterno tra urla represse.

La mia ignoranza sull'approccio non tanto col sesso femminile, ma con il mondo, è totale.
Allora torno a casa, e, senza riuscire neanche a masturbarmi, mi abbandono sul divano di fronte alla televisione che trasmette squallide televendite sulle reti locali. Intorno, un tanfo che talvolta induce al vomito anche me.

mercoledì 23 aprile 2008

Consigli

Mi scuso per la lunga assenza, ma una brutta infezione mi ha costretto a letto.

Più che un post, è una comunicazione di servizio: ho letto con interesse i vostri suggerimenti, e ho deciso, per la prima volta nella mia ridicola vita, di essere coraggioso: ci proverò con la vecchia signora. A breve un nuovo post e l'aggiornamento sulle feci. Ora torno a letto che ho 39° di febbre.
E non credo che mi passerà presto se continuo a bere le feci gialle che faccio almeno cinque volte al giorno.

domenica 13 aprile 2008

Rinuncia

Non voglio più cacare
non voglio più mangiare.

Ho perso tutto ciò che ho sempre desiderato.

Potrei trovarmi una donna
ma i rifiuti come me possono solo stuprare.

giovedì 10 aprile 2008

Aborto terapeutico

Eccomi qui, finalmente dimesso. Rischiando il posto di lavoro, dopo alcuni giorni di assenza ingiustificata, sono dovuto andare.
I miei movimenti rigidi e il sudore che grondava incessante dalla mia fetida fronte iniziò subito a generare sospetti, ma nessuno mi ha mai parlato se non per rimproverarmi, per cui facevano tutti finta di niente. Quando mi sono seduto all'improvviso, e, il volto tumefatto, ho iniziato a rilasciare nell'aria un odore pestilente di feci fermentate, qualcuno ha fatto per avvicinarsi, ma il lezzo lo ha tenuto lontano.

Forse in futuro, quanto metabolizzerò questo lutto, farò la cronaca completa di questi giorni orribili. Posso solo dire che, svegliatomi da una prolungata perdita di coscienza, mi sono trovato in un letto d'ospedale con l'intestino vuoto e una cicatrice.

Hanno ucciso il mio bambino! Bastava che mi mettessero le feci da parte... se prima la mia vita non aveva senso, ora ne ha ancora meno.

Sono 3 giorni che sto chiuso in casa a mangiare le mie feci, voglio morire così.

martedì 1 aprile 2008

Travaglio

Sto malissimo. Ho interrotto da pochi giorni l'assunzione continuata di antidiarroici. Non ho ancora defecato, e fisicamente riesco a malapena a respirare senza sentire le cacche dure come sassi che si sono cementate nel mio intestino. Ma non sto malissimo per questo, ma perché, tra pochi altri giorni, sarò costretto a prendere un purgante, e a partorire con dolore. Mio figlio non sarà mai abbastanza grande per ricevere tutto il mio affetto.

Anche durante questa mia gravidanza mi sto rivelando un fallito.

Forse sarebbe meglio imbottirmi ancora di Imodium, e assieme ad essi una buona dose di sonniferi.

mercoledì 26 marzo 2008

Gestazione

Lo sento, è dentro di me. Sono ormai diversi giorni che vado avanti ad Imodium. Ho la pancia gonfissima e sento talvolta dolori lancinanti. Perdo anche un po' di sangue. Ma questi piccoli disguidi non mi faranno desistere. Dovessi pure morire. D'altronde, se non si muore per i propri figli, per chi si deve morire?

In contemporanea mi sto abbuffando, in modo da avere più materiale possibile per il mio bambino, mentre bevo pochissimo e mi masturbo frequentemente, in modo da avere vescica e ghiandole seminali più piccole possibili, non devono sottrarre spazio al mio bambino.

Ogni volta che mi corico lo sento, mi tocco la pancia gonfia di feci, legata stretta da un'overdose di Imodium, e oblio tutti i miei mali. Ah, potessi morire di parto!

venerdì 21 marzo 2008

La pillola della fertilità

Ho deciso di fare una cosa che desideravo da tempo. Ora vado a prendere una scatola di Imodium, il noto antidiarroico, e ne prendo diverse capsule insieme, ripetendo l'operazione per alcuni giorni.
Il mio unico conforto è la cacca, e ogni volta che vado in bagno è una sofferenza salutarla - quell'ammasso informe di grumi fetidi è tutto quel che ho. Tirare lo sciacquone mi riempie di mestizia - raramente compio questo gesto, infatti.
Ora, finalmente, la terrò dentro per giorni, o per settimane... sarà come aspettare un figlio, desiderato per anni e mai arrivato. E quando, o meglio SE, dovessi defecare nuovamente, custodirò il frutto della mia lunga gestazione in modo da avere sempre qualcuno accanto a cui dare il mio patetico ed ignorato affetto.

domenica 16 marzo 2008

La sublime libagione

Una cacca in decomposizione.
Il mio davanzale della finestra,
proprio quella da dove ti spio.

Tu passi, di fretta, poc'oltre ti fermi,
le maglie scollate quei seni abbondanti
pieni di sporco di sangue di linfa.
Un giorno ti ammalerai.

La cacca è lì da mesi. La feci poco dopo l'inizio dell'autunno, quando le foglie sparse sui viali hanno lo stesso colore delle deiezioni un po' grasse. È adagiata in una scatola che tengo sul davanzale della finestra, dietro le persiane costantemente chiuse.

L'odore nauseabondo, la crosta stantia
che cela nel cuore manipoli di vermi.

Tu passi lì sotto, per una attimo l'occhio
la cacca e il tuo corpo confonde in uno.

Una ragazza, non splendida ma con dei seni notevoli, dalla forma bizzarra che ai più parrà senz'altro sgradevole, passa ogni giorno sotto casa mia. Si fonde il suo viso con l'odore della cacca decomposta, la fragranza di sudore marcio delle sue tette si lega con l'orrida deiezione marcia.

Non ti avrò mai. Intera.
Ma una parte di te sì.

Quella cacca che per un attimo
un battito d'occhi un istante
si fonde in te.

Ne ho assaggiato un pezzo ieri mattina, proprio mentre lei stava passando. Quell'ammasso, quel tanfo grumoso essiccato, per un attimo mi ha bruciato la gola. Il vomito risaliva istantaneo su per l'esofago, stavo scoppiando a forza di trattenerlo. La bocca serrata con le mani - disperato - non è servito – il vomito è spruzzato dalle narici, portando con sé sangue e moccio.

Non so neanche con che forza sto scrivendo oggi. Ora torno a letto, quel fetido giaciglio che non pulisco da mesi, dove mi piace petare e orinare.

venerdì 14 marzo 2008

L'assorbente

Il mio rapporto con le donne, come in fondo quello con ogni altro essere umano, è praticamente inestistente. Tra le righe, mi sfuggì in un vecchio post l'attrazione che provo verso un'impiegata, ormai avanti con gli anni, che lavora presso l'accettazione prelievi dell'ASL. Ha un volto piuttosto popolano, e gira sempre con un camice sbottonato che fa intravedere due seni abbondanti, con l'incavo fra le mammelle particolarmente sudicio. Inoltre, recentemente hanno assunto una ragazza molto più giovane, circa 25 anni, davvero attraente. Cosa ci fa in un luogo da reietti della vita del genere?
Nello stesso post mi scappò anche il mio modo di esprimere la mia ridicola e repressa virilità. Mi reco nello stanzino delle pulizie, dove c'è uno squallido cesso per i dipendenti, ed eiaculo a terra.

Ieri, dopo essermi ivi masturbato, entrò la ragazza neoassunta per espletare i suoi bisogni, o forse per cambiarsi un assorbente ormai incrostato di sangue grumoso. Aspettai pochi minuti, ed entrai nello stanzino sapendo che avrei trovato la signorina. Lei mi fulminò con uno sguardo di ghiaccio, e io, per allentare la tensione, le dissi: "Eh, quando la cacca scappa, scappa!". Si allontanò senza proferire parola. Feci in tempo a notare, però, che il suolo di una delle sue scarpe aveva una mesta incrostazione bianca. Il mio sperma! Ero parte di lei!

Trovai un assorbente usato nel cestino del bagno. Lo indossai, ora magari vado a togliermelo, sempre che riesca a staccarsi dopo i sogni di stanotte, che mi hanno procurato non poco sperma nelle mutande.

mercoledì 12 marzo 2008

Bromuro e viagra

Data la mia eccessiva attività onanistica, decisi, due mesi or sono, di assumere regolarmente bromuro, che, per chi non lo sapesse, fa sì che il pene non vada in erezione. Una settimana fa ho cessato di prenderlo e, nonostante l'interruzione, non riuscivo più ad avere un erezione.

Ho deciso quindi di prendere sottobanco il famoso Viagra. Avendo effetto dopo circa tre ore, verso le 18 ne ho ingoiato una pillola. Fremevo per l'arrivo delle 21. Poco prima dell'orario, mi sono seduto sul divano con abbondanti patatine e avendo un po' defecato su un pezzo di scottex adagiato sul tappeto. Non ci volle molto ed arrivò l'erezione!! Con le mani sporche e unte, ho iniziato a masturbarmi. Con fatica e impegno ho sentito il raggiungimento ormai prossimo del piacere. Qui è accaduta una cosa buffa! Volendo eiaculare sulle mie feci poste sullo scottex, mi sono inginocchiato e ho aspettato di venire con le ultime spinte. Dopo oltre due mesi, l'orgasmo è stato sì intenso che ho perso l'equilibrio, e sono finto con il pene sulla cacca. Anziché arrestarsi, l'eiaculazione è aumentata... appena finito, mi sono fatto un'altra sega. Facendo scorrere la pelle, la merda si spalmava negli interstizi del basso glande... lo sperma, tinto di marroncino, è diventata la mia nuova ossessione.

giovedì 6 marzo 2008

La vendetta

Eccomi. Ora vi racconto cosa ho fatto con le mie feci congelate, quelle di due post fa. Ho aspettato che il freezer le indurisse come pietre, non erano molto dure quando le avevo escrete.

Ho poi prelevato il sacchettino dal congelatore. Erano gelide, marroni, con qualche striatura di muco gialliccio che le avvolgeva come vene malate. Trepidando, ho estratto uno stronzo dalla busta, il più longilineo. È stato un attimo, e, giù i pantaloni e le mutande, mi sono spinto su per il culo quel coso che lo stesso culo aveva respinto pochi giorni prima. È stata la mia vendetta: quella cacca sono io, il sedere è questo mondo. Mi avete respinto, ma io, asettico e gelido, sono entrato da dove ero stato defenestrato.

martedì 12 febbraio 2008

Associazione d'idee

Metropoli. Grigio. Capelli. Cappelli. Turbante. Bende. Mummia. Marcio. Mela. Baco. Verme. Viscido. Seme. Ovaia. Stupro. Vergogna. Rossore. Infiammazione. Pus. Catarro. Gola. Fellatio. Latino. Libro. Tarme. Buco. Culo. Cacca. Gusto. Tg5. Berlusconi. Settant'anni. Centenario. Dinosauro. Ossa. Muscoli. Intestino. Feci. Sapore. Cuoco. Pezza. Culo. Cacca. Cacchetta. Preservativo. Omosessuale. Sodomia. Culo. Cacca.

È inutile, sempre lì finisco!

Sapore acidulo

Oggi stavo uscendo quando ho visto il cane della mia vicina in cortile. Stava vomitando.
Non ce l'ho fatta. Ho assaggiato quella poltiglia acida e scottante. Ho vomitato a mia volta. Sono stato visto. Tralascio l'imbarazzante discussione avuta con la vicina.

Stasera ho defecato. Ho raccolto il materiale e l'ho messo nel freezer. A breve spiegherò cosa ci ho fatto.

venerdì 8 febbraio 2008

Una gita in periferia

Oggi sono andato a fare un giro nella periferia della mia città.
C'è un'area dove ad alti palazzi s'intervallano ampi prati, spesso secchi e comunque privi di alberi. Talvolta qualche ragazzino gioca a pallone, o prova le prime ebbrezze dell'autoerotismo in compagnia di qualche amico più grande.
Non è raro che in quella zona girino cani randagi, che lasciano le loro deiezioni nascoste fra i fragili ciuffi d'erba gialla. Passeggiando ho trovato un ammasso informe di feci che adagiavasi su un fazzoletto per il naso. L'odore che emanava quell'escremento era unico, io adoro questi profumi. So bene quanto sia nocivo per la salute (la mia già malferma) il contatto con certe cose, e ho cercato di trattenermi. Ma, quando non sono neanche più riuscito a controllare una subitanea erezione, ho ceduto.
Ho affondato un dito nella cacca, ho iniziato ad annusare l'unghia incrostata di feci.

Sofferenza e piacere insieme. Sono riuscito, per questa volta, a non leccare il polpastrello sudicio.

giovedì 7 febbraio 2008

Confessione

Ci credereste, se vi dicessi che quell'omino dell'ASL del post precedente sono io?

mercoledì 6 febbraio 2008

Tanfo

Ho reciso istantaneamente il cordone ombelicale con il bidone della monnezza nel momento in cui ho saputo di fare più senso del bidone stesso. Fogne dagli aliti pestilenti mi avete riservato questa nicchia oscura ed isolata perché mi chiedo ma in fondo lo so. Lo so. Lo so. Bubboni verde topo persi nel blu dell'acqua inquinata da virus erogeni. Erogeni sì perché eccitano l'immaginazione dell'occupato presso l'ASL che spazza per terra e si fa le seghe nel suo stanzino gialliccio pensando ai seni avvizziti dell'impiegata quasi sessantenne. Poi torna a casa e per sentirsi trasgressivo fuma una sigaretta chiuso nella sua cameretta mentre i genitori vecchi se ne stanno di là. Gli si rizza anche a pensare al culo della madre ma non osa masturbarsi. Nello stanzino dell'ASL lascia tracce di sperma per terra per sentirsi virile. I grattacieli svettano informi nei sogni del portinaio lezzo di sudore della palazzina del centro che vede psicologi avvocati commercialisti baldracche sudici mariti che fanno le corna alla moglie con la loro madre. E ogni tanto con la figlia maggiorenne per carità. Non l'ho uccisa davvero era sesso con un cadavere questa l'ho letta sul giornalino dei piccoli grandi mangioni l'errore d'ortografia m'inquieta. Che schifo scivolare nel cesso di un autogrill ok sono fissato e spalmarsi la faccia del piscio impregnato di polvere e infetto fino al midollo. E se poi uno va al McDonald's magari con la cacchetta dell'uomo delle pulizie peruviano rimasta a sgocciolare ih che schifo tu dici ma magari poi hai mangiato di peggio senza saperlo. Macché senza saperlo e a volte penso che mi piacerebbe masturbare l'ometto trentenne dell'ASL. Davvero no scherzo preferisco leccare la busta della spesa che ora uso come sacco per la spazzatura dove ho messo un pollo irrancidito scaduto nel frigo da due mesi più puzzolente di quella donna rimasta chiusa in casa per 27 anni con i capelli lunghi tre metri. E intanto la scollatura involontaria della vecchia impiegata continua a stimolare le ridicole pulsioni del signorino di cui prima.

martedì 5 febbraio 2008

L'orrido desiderio

Ti vorrei mangiare.

Strapparti divellere deglutire

quelle carni innocenti di meretrice

mancata.

Vorrei avviluppare nelle spire del mio dolore

le ciocche straziate dei tuoi capelli

sempre tiepidi.

Osservarti con estasi mentre implori

come mai avevi fatto

di lasciarti attaccati quei seni

che tutti bramano

e che tu parevi ignorare.

Avvertire nel mio stomaco

il tuo stomaco

forato all'improvviso

come mille aspirine.

Concepire il dolore

solo tuo tutto tuo

del tuo sesso in preda ai denti miei

il tuo clitoride madido tra la mie labbra schifate.

Scarnificare quelle gambe

quelle vene quei passi

distanti se ricordi quel pomeriggio quel sole

appena filtrato dalle persiane

silenziose.

E poi non digerirti.

Non lo merito io

e non lo meriti tu.

Bruciarti scottarti ustionarti

coi miei succhi gastrici osceni.


E lasciarti, le cervella e gli intestini

tutt'uno con il cuore

in uno squallido cesso

di autogrill,

vomito informe tra piscio di drogati.