venerdì 4 dicembre 2009

Lavori forzati

Mio padre, stanco d'avere un elemento molliccio e puzzolente a casa sua (oltre al suo cazzo), vuole mandarmi a lavorare.
Ma, ASL a parte, chi vuole un essere come me?

"Operatore ecologico", spazzino insomma.
Il turno delle 4 del mattino.
Quando non mi vede nessuno.

"Così finalmente potrà scopare!" ho sentito che mio padre diceva al telefono a un suo amico ubriacone, ridendo di gusto.

Ho iniziato a bere pipì, non solo mia, anche del cane. E non per manie feticiste (per quanto mi possa effettivamente piacere), ma per ammalarmi gravemente prima della prossima settimana, quando prenderò servizio.

venerdì 27 novembre 2009

Angela è salva. E turpe.

L'hanno dimessa ieri.

È ancora viva, anche se dubito me la faranno sposare.
Mio padre vuole un erede.
E ad Angela le hanno cucito il sesso. Solo un sottilissimo forellino per fare uscire l'urina. Il resto è celato dietro abbondanti nonché permanenti suture.

Il mio minuto pene potrà entrare pure nell'uretra, non sarà un problema.

Sono ossessionato, sarebbe il coronamento del nostro significato nel mondo, un continuo scambio di escrezioni al posto dell'incontro dei fluidi della vita.

Bramo la sua uretra, scartavetrata dall'infezione crudele.

Ma lei è segregata in casa, i miei fanno finta che non sia mai esistita, e ora non sanno a chi darmi in pasto. Non ce ne sono altre come lei.

Non ce la faccio, è sempre eretto: e la mia cronica impossibilità ad eiaculare mi impedisce di sfogarlo. Duole come se lo fendessi con un gancio arrugginito. E tutto questo per un'uretra, la sua uretra!

E se persino il mio ridicolo membro fosse troppo grande per quel tubicino infetto, poco male, staccare un brandello della sutura e allargare il canalicolo urinario non sarà un problema, dopo quello che è stata capace di fare.

Me la immagino, con quei peli pubici lunghissimi, ispidi, incrostati di sporcizia giallognola, inumiditi dal suo sacro fetore. E tra quel giardino di dannazione, la porticina che darebbe un senso alla mia vita...

- Angela come sta?
Ho chiesto oggi ai miei.
- Non so... stava male?
Risposta di mio padre. Come se non fosse mai esistita.

Ma io non mi do pace; l'escrescenza carnosa che definisco pene pulsa sangue, e tutto per l'indecente e insalubre pube angelico!

martedì 3 novembre 2009

Angela è in fin di vita

Il turpe gesto col cacciavite le ha provocato un'infezione che si è estesa a tutto il corpo. E lei, da sempre malaticcia, è molto debilitata. Forse non ce la farà.

E io, che in questo momento dovrei starle vicino, sono tenuto a distanza dai suoi genitori; nonostante il continuo ripensare a quei brandelli condilomatosi mi provochi interminabili e dolorose erezioni.

domenica 25 ottobre 2009

Un gesto d'amore per me

Angela è attualmente in ospedale. Ricoverata stamattina.
Non voglio indugiare nel dire cosa le è successo: ha cercato di strapparsi l'abominevole condiloma con un cacciavite (arrugginito, fra l'altro).

L'ha trovata suo padre in camera da letto, dopo aver sentito un urlo lancinante. L'ha trovata riversa sul letto, pare svenuta, e alla raccapricciante visione (un robo lungo e molliccio mezzo strappato, da cui usciva abbondante sangue a grumi impastati di pus) ha vomitato a terra.
Questo è quanto sono riuscito a sapere.
Ma non mi bastava.
Lei lo aveva fatto per me, dopo la vergogna subita pochi giorni fa...
...un gesto d'amore.

Sono andato a casa di Angela, mentre la famiglia era al suo capezzale in ospedale. E sono salito in camera sua.

Pezzettini di cordolo sparsi sul letto - matrimoniale (per farla stare comoda data la sua stazza).

Sangue ormai rappreso.

La mia attenzione si fissa sul brano condilomatoso più voluminoso, grosso circa come mezzo mignolo. Lo tocco, lo stringo tra due dita. Sembra un blocchetto di gelatina, ma ad ogni stretta si svuota, perdendo liquami appiccicosi. Come una medusa che nuota in un mare di pus.

L'odore - pesce pesce pesce. Marcissimo, come fatto putrefarre sotto un covo di feci verdastre.

Un attimo, e me lo spingo su per una narice. Quel blocchetto di escrescenza virale - voglio viverlo.
Arriva improvviso al cervello un tanfo che non credevo possibile trovare insopportabile, io, abituato a quel che sono abituato.

Manca il fiato.
Non respiro.
Sento che dalla narice mi passa in gola. Lo ingoio. Che sensazione, come deglutire un cubetto di catarro.

Noto una macchia scura. Angela, dallo sforzo o dallo spavento, durante la turpe operazione si era cacata addosso, evidentemente. Inumidisco il lenzuolo con tutta la bava che ho in corpo, e lecco, lecco, lecco i rimasugli di nuovo freschi.

Mi sdraio su quel letto ricettacolo di ogni malattia.
Un altro gesto istintivo: lo tiro fuori, mi masturbo.
Ovviamente non riesco a venire. Ma le mani zozze mi avranno infettato un po' il membro - voglio essere come Angela, il mio Angelo!

Scendo giù, prendo un bicchiere e un po' d'acqua. Nell'alzarmi, pesto il vomito paterno, e cerco minuziosamente se vi sono tracce del sesso angelico. Mi sembra di averne trovata una - ma a un'analisi più attenta, è un pezzo d'aglio mezzo digerito eruttato dal padre. Immagino che mi piacerebbe infilarmelo come fosse una supposta - ma solo se l'avesse mangiato lei.

Porto su il bicchiere, e riunisco tutti i pezzettini papillomatosi spiaccicati sul lenzuolo e sulla moquette, fin dove arriva la pozza di vomito del padre.
E uno a uno, li caccio nel bicchiere.

Una bevanda densa, grumosa, giallo ocra, dalla carica batterica devastante.
E giù in un sorso. Mi va anche di traverso: meglio anche trachea e narici si sono imbevute dell'essenza di Angela. È come se ci fossimo uniti sessualmente.

Ogni tanto mi viene su il vomito, ma lo blocco in bocca e deglutisco.
Per quello che spruzza fuori dalle narici, lo lecco ovunque cada.

sabato 17 ottobre 2009

Nemmeno lei era vergine

Non ci potevo credere. Nemmeno Angela era ancora vergine. Stupro o serata finita in sbornia, la sicurezza della sua innocenza perduta l'ho avuta ieri sera, appena tornato dai miei.

"Vai da Angela, e conoscetevi meglio".
Mio padre. Il conoscersi sessuale, ovviamente. Ormai, dopo aver rilasciato nel mio retto tutto lo sperma trattenuto in una vita, non ha più peli sulla lingua.

Angela e io. In una stanza gelata, a casa sua.
I miei -e i suoi- escono, per lasciarci soli. Che gentili...

Lei trema, e con un filo di voce: "Dovremmo spogliarci, mi hanno detto".
Pure io, tutto dire, mi rendevo conto di quanto fosse umiliante la situazione.

Puzzava anche lei, come si fosse spalmata della cacca sotto le ascelle, e poi si fosse messa a sudare come una pazza.

Le ascelle: che peli lunghi! Quasi più ispidi e melmosi dei miei.

Che tette, però: come piacciono a me. Lunghe, lunghissime, ricordavano quelle della vecchia dell'ASL. I capezzoli asimmetrici e di dimensioni differenti: l'uno seminascosto e minimo, l'altro centrale e globoso. Un po' di sporcizia nerastra nel durevole solco.

Il resto dello striptease, mi ha visto del tutto inerme. Non la guardavo nemmeno, e lei me ne era grata. Mi accorgevo che si toglieva vestiti dall'odore mefitico di sozzume sempre più intenso.

Infine, tutta nuda, si alza in piedi e mi si para davanti, con le gambe (enormi) che tremavano e le pupille dilatatissime.
"Dovresti guardarmi".
Istruzioni dei nostri genitori, credo.

Alzo gli occhi, subito mirando verso l'incontrarsi delle gambe piene di solchi e smagliature. Volevo vedere dal vivo un organo femminile, tutto per me.

Protubera un cordolo di carne. Sul momento sembrava quasi un pene, invece era la prova che, lì sotto, qualcosa doveva essere già successo. Tra le gambe, dai peli unti del pube, le penzolava un enorme condiloma, sul quale erano cresciuti a sua volta altri papillomi.
Molle e purulento, emanava un odore che solo le mie insalubri abitudini mi permettevano di sopportare. Sopra quel grappolo di polipetti, era cresciuto anche qualche pelo durissimo, quasi fossero aghi. Evidentemente, il virus che la aveva ridotta così se lo doveva essere preso in qualche occasione.
Tremava angosciata, non sapeva che fare per distogliere la mia attenzione da quel molle insulto alla salute. Era troppo tesa, vedevo che stringeva le gambe impaziente, strizzando quasi il turpe condiloma. Non era solo tensione: si stava pisciando addosso, e qualche goccia le cadde nonostante i suoi sforzi. L'urina andò a scottare il cordolo carnoso, e lei sbiancò dal dolore.

Alcune dense polluzioni giallo-biancastre caddero sul pavimento.
Empatia? Forse, ma mi pisciai addosso senza neanche accorgermene. Lei fissò un attimo i miei pantaloni bagnarsi, ma distolse subito lo sguardo, appena la fissai.

Si risedette, e si vestì. Andò via poco dopo.
Non aveva il coraggio di aggiungere: "Ora dovresti spogliarti tu".

giovedì 8 ottobre 2009

Già

Già, ho fatto sesso.

Mi sono abbassato ulteriormente nel mio vortice involutivo.

Ma come, hai avuto un rapporto sessuale, ti sei evoluto!

Ma il mio è stato incesto. L'ho fatto con mio padre.
Non ce la facevo più. Dovevo andare in bagno e pisciare. 18 diciotto XVIII ore senza orinare, e contro il bruciore, mio padre mi faceva ingoiare litri d'acqua.
Quell'aguzzino...

Non ce la facevo, cazzo.

Un gesto felino, per quanto felino possa essere io, e filato verso il bagno.
Mio padre, in cucina, se ne accorge, e mi insegue.

Io, ancora prima di andare di fronte alla tazza del cesso, lo tiro fuori stremato. Mio padre mi molla un tizzone un pieno volto, e stringe con violenza quel ridicolo organo che già stava emettendo un fiotto spaventoso di urina.
Lo stringe a tal punto, da ingolfarlo di piscio, per quanto emettesse liquido con violenza.
Sono lì lì per svenire, ma... la prima volta in vita mia, eccetto quell'esperienza inutile con la prostituta dell'anno scorso, che qualcun altro prende in mano il mio membro.
E all'improvviso: l'erezione.
Mio padre era sconvolto.
Allora funzionava!

A quel punto, tra croste di cacca rinsecchite sul muro, e un tappetino da bagno non lavato da oltre 5 anni, era tutto abbastanza avvilente per potermi testare fino in fondo.
Mi guarda e mi intima: "Fammi vedere che puoi eiaculare!".

Sto zitto e fermo.

"Fammi vedere che puoi e-ia-cu-la-re".

Tremo, sudo. Puzzo di rancido.

"Ma basta!". E inizia a muovere la pelle del mio membro su e giù con rabbia e violenza, fino quasi a farlo sanguinare.

Mezz'ora. Io stavo vivendo un'esperienza orrenda.

Ci rinuncia.

Ma a me resta duro. E non va più giù. Troppi arretrati?
Il secondo miracolo: un gonfiore alieno nei pantaloni di mio padre.

Impazzisce.

Mi getta a terra con violenza. Io batto con violenza il pene rigido sul pavimento (il livido è ancora lì).
Mi abbassa i pantaloni, mi penetra con violenza.

Ci mette un attimo.

Io resto a terra soffocante. Lui se ne va a dormire.

domenica 27 settembre 2009

giovedì 24 settembre 2009

E ora... a puttane.

Esatto, mio padre vuole che collaudi il mio membro prima di andare da Angela.

Io sono sfinito, la mia vescica è divenuta un focolaio di un'infiammazione orrenda, piscio pus, solo pus.

E sono impotente, se eccetto le volte che, chiuso in casa, mi masturbavo dopo abbondanti assunzioni di viagra.

Ma lui non sente ragioni. E vuole accompagnarmi. E assistere.

E io, sfinito, non riesco ad oppormi.

venerdì 18 settembre 2009

La cinese

Non mi sono fidanzato con un'orientale, "la cinese" come la tortura cinese.

Non sarei mai andato dall'urologo per la seconda volta se non mi fosse piombato mio padre a sorpresa il mattino prestissimo.
Mi ha portato lì senza rivolgermi la benché minima parola, e ha voluto assistere alla visita. Inutile aggiungerlo, quell'urologo era amico di un amico, perciò disposto anche a questa palese illegalità.

Ha visto che di progressi non ne sono stati fatti. L'atmosfera aveva raggiunto livelli asfissianti al punto che sarei potuto benissimo morire sul colpo. E magari fosse successo.
Intorno ai brandelli del mio fu pene, sei occhi disgustati e tre bocche che a stento trattenevano un conato (se fosse caduto del vomito sul "fallo" sarebbe stato meglio, almeno l'avrebbe occultato). Mio padre, l'urologo e la sua giovane tirocinante osservavano con un certo disagio l'origine di questa situazione, che non mi meraviglierei se non fosse creduta e bollata come irreale. Io stesso, a ripensarci, non posso che auspicare di aver sognato. Ma ciò che sta succedendo tuttora mi porta a capire che è avvenuto davvero.

In fondo, tutto è stato meno drammatico dell'altra volta. Anche quando l'urologo parlava a mio padre di ogni piaga presente su quel minuscolo cazzo, con la tirocinante che lo muoveva e mostrava, dopo essersi messa doppi guanti di gomma, non riusciva a darmi alcun effetto.
A N E S T E T I Z Z A T O
Ormai.

"Deve mettere questa crema e, cosa più importante, per fare rimarginare tutte le numerose ferite, non deve orinare più di una volta al giorno, e ovviamente non eiaculare. Questo almeno per dieci giorni."

E qui è iniziata l'avvilenza completa. Mio padre è rimasto con me, nella mia squallida casa, sopportando il fetore e la sporcizia per controllarmi. Mi impedisce di andare in bagno, e controlla che non mi pisci addosso.
In questo momento lui è andato a farsi una bella cagata, ovviamente con tanto di abbondante pipì, mentre io sono oltre 19 ore che non vado in bagno. Boccheggio disperato, e ogni movimento mi comprime la vescica strapiena di urina fermentata. La mia uretra si allunga con micidiali erezioni, ma la ridicola lunghezza del mio membro non permette niente di che.
Ho i reni che bruciano, l'addome teso e dolorante.
Il mio aguzzino, non nasconde certo una notevole soddisfazione nel fare il ruolo del guardiano.

Credevo che essere visto per strada mentre rintuzzo il dito nella cacca grumosa di un cane spelacchiato (con tanto di pelo rimasto nelle feci) fosse il massimo dell'umiliazione.
Questo è troppo, anche per me.

lunedì 14 settembre 2009

Sono un po' teso

Piscio ogni 5 minuti. Piscio anche pus.
Piscio anche a terra.

Mi brucia. Voglio marchiarlo a fuoco prima di domani.

Domani 15 settembre 2009

"Ti ho fissato io la visita dall'urologo, sapevo che non dovevo fidarmi di te."

(mio padre, ovviamente)

Vomito da due ore.

lunedì 7 settembre 2009

La mascherina

Non essendo mai stato da un urologo, non so se è la prassi che indossi una mascherina durante il suo lavoro.
Comunque, la visita, ovviamente effettuata in una ASL diversa di quella dove lavoravo, non è stata molto lunga. Gli è bastato uno sguardo per comprendere il livello di devastazione. Come se non mi bastasse questa umiliazione, aveva una tirocinante con sé, una studentessa non bellissima ma ovviamente molto di più di qualsiasi Angela esistente su questo pianeta.
Aveva il camice ben abbottonato, ma, complice l'aria condizionata eccessiva, i capezzoli della ragazza non mancavano di mostrare la loro forma, seppure sfumatia, e provocarmi un imbarazzo che mai sarei in grado di descrivere.

"Lei non è mai stato da un urologo, vero?"
Io non gli rispondo se non bofonchiando qualche sillaba sconnessa, tremando.
"Si calmi. Signorina, oggi avrà un po' di cose da imparare."
Oddio.
"Qui abbiamo una situazione che non so quanto potrà sistemarsi. L'igiene è assente, qui è un terreno di coltura con batteri di ogni specie. Vada nel bagno qua dietro, e si lavi con questo detergente, poi torni."

Esco, non solo dalla stanza ma proprio dall'edificio.

Tremo e non comprendo, come se avessi appena ucciso qualcuno senza volerlo, e non sapessi come fare per occultare il cadavere.
E se poi il cadavere viene fuori, non è meglio denunciarmi subito in questura?
Io provo ad occultare il cadavere.
Lo sposto, lentamente, ma è pesante, e sanguina ancora.
Momento di sconforto.
È inutile, sono un inetto a prescindere dalle situazioni. Ho un cadavere tra le mani, ed è come se avessi rovesciato del latte a terra.
Pulisco il latte da terra, e strizzo nel lavandino lo straccio. Torno dentro.

Mi getto un po' d'acqua sul minuto membro, che ha più croste che carne. Verso un po' del detergente.

CAZZO CAZZO CAZZO!! Urlo come un maiale che sta per essere sgozzato. È un sapone fortemente disinfettante, sto per svenire dal bruciore. Accorre la giovane tirocinante, bussa e mi dice da dietro la porta: "Ha bisogno di aiuto?". Ovviamente pregando tutti i santi che di aiuto non ne abbia bisogno. "No..." balbetto con un filo di voce. Non respiro.

Proviamo a sciacquare. Brucia anche l'acqua fredda adesso.
Mi rimetto le mutante crostose e fetide. Come se non mi fossi lavato, insomma.

Torno, con il volto pallidissimo e un soffio al cuore, nella stanza. Mi fa sdraiare sul lettino. Non sa davvero cosa fare.

"Deve usare questo detergente tutti i giorni per una settimana, e vediamo cosa si può fare. Dovrà tornare qui poi."
No. No. No.

"Prova dolore quando eiacula?". La ragazza fa uno sguardo atterrito, probabilmente immaginandosi la scena. Io ho le lacrime.
"No... cioè non... a volte capita che...", è tutto ciò che so dire.
"Cosa? Si tranquillizzi."
"Non molto."
"Non dovrebbe provarne proprio, se stesse bene." E mi sorride paternalisticamente.

Si rende conto che è meglio finirla lì.
"Si rivesta e si sieda."
Tremo.
"La sua vita sessuale... ne ha una?". La ragazza mi sistema la sedia. Ho un tuffo al cuore.
Una giovane ventenne, dai seni normali e dagli enormi capezzoli, con degli occhiali goffi e i capelli un po' crespi, ma con una salute, anche sessuale, che probabilmente non era assoluta, ma eccezionale con me lì accanto.
Starà di certo pensando al suo ragazzo, e magari ringraziando di avere a disposizione quel fallo -piccolo o enorme?- per soddisfare le sue voglie.
Io a mia volta penso a quelle gambe non certo da Miss, ma prese dallo spasmo alla voglia di ciò che io non potrei, anche volendo, darle mai. Soffro, come uno schiavo costantemente tenuto a un passo dall'orgasmo.

Sinceramente, non ricordo cosa gli risposi. Né il resto, finché poco dopo si accommiatò dicendomi: prenoti un'altra visita, di controllo, per la settimana prossima.
Devo ancora prenotarla, ovviamente.

mercoledì 2 settembre 2009

Venerdì 4: urologo

Lunedì 7: dietologo

mercoledì 26 agosto 2009

Il perdono

Suona il telefono: Mio padre : "Ti perdono, Angela è ancora disponibile, torna qui e non fare più scherzi, schifoso, almeno fino alla cerimonia. Poi, fai quello che vuoi, Angela è contro il divorzio... Povera lei."

Riaggancio.

Non mi ha richiamato. Quello viene qui e mi ammazza. Ma ho paura di chiamare io.

Un dito nell'ano. Me lo sono infilato, è strano, ma non avevo mai esplorato le possibilità che offre la masturbazione anale. Non che riesca a rivitalizzare il mio pisello, sia chiaro, però provo un piacere come una colata di cioccolato fuso su un buon budino alla crema.

Poi mi massaggio i testicoli, che come dissi tempo fa sono molto grossi. Massaggiarli e sognare di avere un pene potente, come quel macigno di cacca che usai a mo' di fallo.

Non era finita così poi, dopo due ore ha richiamato. Tralascio i toni rudi, oltre i suoi già dilatati limiti. Domani torno.

Intanto mi rinfersco dalla calura appoggiando la mia faccia contro il piatto di feci che è in frigo. Domani non potrò più farlo.

In un piatto fondo, ben sistemato, ho messo una brodaglia giallastra di feci diarroiche, magma denso in cui nuotano alcuni pallini malleabili, poco più scuri del resto. Un'ocra chiaro in cui è riassunta la mia vita.

VOGLIO UNA PISCINA PIENA DI DIARREA!

Sognando di nuotarci, e magari rischiare di affogarci. E mentre annaspo bevo, bevo, bevo. E l'esofago impregnato di fetore molliccio, con fetidi spasmi che emettono gas pestilenti.

La piscina di cacca sciolta. Ora vado a farmi un ditalino nel culo mentre faccio un po' di diarrea.

sabato 22 agosto 2009

?

A casa mia. Di nuovo. Senza lavoro, senza soldi.
Tengo in frigo tanta merda.
Ogni tanto ne sgranocchio un po'.
E poi vomito.

Voglio morire così?

lunedì 10 agosto 2009

Distrutto

Non so da dove iniziare.

Ero chiuso in camera mia, e mi scappava la cacca. Il momento più bello della giornata!
Era un paio di giorni che non andavo di corpo, e una massa cementizia si era depositata alle porte del mio retto. Vado in bagno.
Poi ci ripenso.
La faccio in camera, adagiandola su un tovagliolo di carta.

Lo stronzo esce lento e compattissimo, un cilindro roccioso come io non lo sono stato mai, con la mia nullità che porto dietro da una vita.

Lo osservo, lo annuso, lo lecco, lo vivo.

Ma
è
un
fallo!!

Come quello che io, almeno così, non ho avuto mai.

Tentazione.
.
.
.
Ci ho già ceduto.
Calo i pantaloni, mi sdraio sul letto, pianto sopra quel minuto coso informe, bruciato dalla vita e dal vomito di ieri l'altro, il fallo fecale.

Il mio nuovo membro!!
Lungo, duro, POTENTE.

Voci in lontananza più vicine vicinissime la porta si apre!

A N G E L A

"Tuo padre mi aveva detto che potevo entrare senza bussare..."
Ti pareva che non era stato lui.
Io: pallido. Distrutto.
Lei: schizza subito fuori dalla stanza, resta a giustificarsi da dietro la porta.

Le 70 gocce di paroxetina stanno terminando l'effetto, ora che torno lucido non sarò più in grado di scrivere.

sabato 8 agosto 2009

Vomito in surround

È da due ore che vomito.

Chiuso in camera mia.
Che è chiusa in una casa a me estranea.
Che è chiusa in una campagna a me estranea.
Che è chiusa in una regione a me estranea.
Che è chiusa in un continente a me estraneo.
Che è chiuso in un mondo a me estraneo.
Che è chiuso in universo a me estraneo.

E non apro alla mamma che "vuole parlarmi", perché stavolta mi lascio circondare dal vomito, che odora di feci inacidite e cadaveri murini.
Che mi brucia la pelle, e penetra attraverso la cerniera spalancata su quel misero sesso che voglio annientare.

Ho vomitato anche sullo schermo del pc.
Come sono lontani i tempi quando giocavo ad eiacularci, sul monitor di un vecchio computer. E non ci riuscivo mai perché il getto dello sperma era sempre troppo debole.

Voglio affogare in questo vomito, che mi mangio e riespello, finché non digerisco ogni molecola che non sia d'acido cloridrico. Il mio essere di carne e il mio fallo devono ardere entro domani.

giovedì 6 agosto 2009

Sono gay!

È quello che ho detto a mio padre, senza tanti giri di parole.
Uno schiaffo orrendo mi ha segnato il mio sgradevole volto, già insozzato da un alito degno di un cadavere infetto.

"Ti sposi uguale!", e sottovoce "frocio di merda".

Stavolta sono in un vicolo cieco.

lunedì 3 agosto 2009

Agguato?

E se andassi a spiare Angela che dorme? Magari succede qualcosa... ma ho paura.

venerdì 24 luglio 2009

Ma come faccio...

...a fornicare con Angela?

Il mio minuto membro è a pezzi da tempo!

Però la sogno tutte le notti.
Fa la cacca, tanta. E prende con cura le lunghe deiezioni e le avvolge tra i suoi molli seni. Struscia, e anche in sogno sento liberarsi l'odore mefitico di quell'amalgama di rifiuto e peccato. I capezzoli svettano, bollosi e rigidi, di tra quel marasma che mi sconvolge i sensi.

Ieri notte ho persino leggermente eiaculato, facendo sì che mi svegliassi lanciando un urlo lancinante. Il mio ridicolo sesso perdeva pus e gocce di sperma da diversi punti, dove i brandelli sono disuniti. Angela si sta privando anzitempo della sua più turpe umiliazione.

giovedì 23 luglio 2009

Cianuro

Mio padre, come se nulla fosse, al ritorno a casa: "Non che sia necessario che tu lo sappia" [!!!!] "ma tu e Angela vi sposerete questo autunno".

Resto zitto.

Mio padre va via, resto solo con mia mamma.

Lei mi sorride e dice "è una brava ragazza, vedrai che andrà tutto bene...".

Stavo per risponderle, esprimendo i miei dubbi. Che tenerezza la mia mamma!
Mio padre torna all'improvviso nella stanza e dice beffardo: "così magari spierai lei mentre piscia e mi lascerai in pace". E ride.

Io mi ammazzo.

martedì 21 luglio 2009

[senza titolo]

Seduti sul bordo del lago, lei prende coraggio e parla:
- Dai, cerca di dirmi qualcosa di te. È difficile, lo so, ma dato che dobbiamo sposarci...
Rido sinceramente divertito, con un velo di isteria dovuto alla tensione e alla timidezza.
- Lo sai, vero?
(Prosegue lei)

- Cosa?
chiedo io distratto

- Beh...
Va via

Torna.

- Ma scusa, non ti hanno detto nulla, di quello che hanno deciso per noi?

- No...


Oddio, un altro attacco di panico....

scrivere queste poche righe - ci ho messo un'ora
continuo dopo scusatemi

giovedì 16 luglio 2009

Il gelatino

Zitti. Tre quarti d'ora.

L'unica domanda, lei a me: "Che lavoro fai?"
Io la guardo imbarazzato, e continuo a leccare il gelatino.

Poi, siamo tornati a casa dei miei. Mio padre le ha subito chiesto: "ti sei annoiata con questo noiosone?". E lei: "Ma no, è simpatico".

Ci vediamo di nuovo questo fine settimana, "una gita al lago" ha decretato mio padre-padrone.
"Veniamo anche noi" ha aggiunto mia madre "ma fate come se non ci fossimo".

Però la scorsa notte l'ho sognata. Era accovacciata su una sedia sfondata, come se stesse covando delle uova. E tra le gambe grassocce si faceva strada un rivolo d'urina densa, forse carica di batteri, sgocciolando da madidi peli pubici che sembravano capelli tanto erano lunghi.

mercoledì 15 luglio 2009

Una moglie per me?

Questa volta il titolo non è fuorviante.

I miei genitori, nella loro infinita crudeltà, hanno deciso di sottopormi a questa umiliazione.

Stanchi di avere un budino rancido ciondolante per casa, perdente goccioloni di feci ed evitato anche dal cane, hanno deciso di volermi accasare.

Ma chi può prendere un individuo del genere? Ovvio, qualcuna (quasi) del mio livello: Angela.
Angela è la figlia di amici di famiglia, è un bocciuolo di letame cresciuto nella campagna fosca e degenerata. Molto larga, poco alta. Capelli neri ricci, un naso gonfio e aquilino, e basta, non voglio continuare a descriverla.
Oh, sono autocritico: rispetto a me, è Afrodite. Ma perché io sono io, giusto per questo.

Ci hanno fatto conoscere a tradimento, "poi magari vi vedete e andate a prendere un gelatino insieme".

Angela mi ha guardato, visibilmente imbarazzata, nonostante mio padre mi avesse fatto lavare a forza, minacciando di lasciarmi sotto un ponte.

Il primo incontro, con i genitori di entrambi, è stato un incubo.

Ma nulla in confronto al vegnente "gelatino".

Sopravviverò? Riuscirò a infilare un dito in quella vagina affossata tra il flaccido grasso delle sue gambe, segreto rimasto inesplorato se non dalle sue timide e gonfie dita?

Mi disgusta, ma ogni tanto quando ci penso un fiotto bruciante mi giunge ai rimasugli di pene infetto.

domenica 14 giugno 2009

Miracolo + Il pene di mio padre

No, non ho trovato una ragazza né ho cambiato vita. Il "miracolo" del titolo del post è riferito al fatto che la rete wireless pare essere arrivata, anche se con una certa irregolarità, anche in mezzo a queste vili campagne.

Ormai è un mese e mezzo che vivo in questa casa degli orrori, considerato alla stregua di uno dei porci che vengono allevati qui - con la differenza che almeno il porco, quando lo ammazzi, serve a qualcosa.
Mio padre ha verso di me un atteggiamento che, pure sapessi il vocabolario a memoria, non saprei trovare parole per descrivere. Astio, disprezzo, vergogna, paura anche. Ma pure qualcosa di più.
Una volta, spiando dal buco della serratura del bagno (lo spio spesso mentre va a fare la pipì, il suo membro, seppure vecchio e flaccido, mi ispira una virilità di cui io sono sempre stato privo), l'ho visto fissare con una curiosità mista a spavento le feci che aveva appena lasciato tuffare dal suo pelosissimo ano dilatato dentro la tazza del water. Forse stava per scoprire anche lui il mistero che celasi negli escrementi - o voleva semplicemente capirmi?
Il cazzo di mio padre è rugoso e dubito più capace di una pur minima erezione: ma è lungo, troppo lungo perché possa essere davvero mio padre. Inoltre, ho il sospetto, come un sesto senso, che sia sempre stato impotente, anche da giovane. Mia madre, figlia di amici di famiglia, poteva essere l'unica preda per lui. Chissà se è stato quell'uomo dal pene come una serpe morta a generarmi, in un unico slancio di virilità in tutta la sua vita.

Io ormai, la poca potenza che il mio membro esanime abbia mai avuto, è scomparsa per sempre. Qualche sera fa mi sono svegliato nel cuore della notte, devastato da una eiaculazione notturna che non ha fatto altro che infettarmi le piaghe che mai guariranno - il bruciore mi ha fatto perdere i sensi, oltre che un'abbondante quantità di urina che ha infierito sui segni più intimi della mia sconfitta.

sabato 2 maggio 2009

Soffoco

Voglio scappare da qui.

giovedì 23 aprile 2009

Brodo di cacca

Metaforicamente è anche la situazione in cui mi trovo, ma in concreto è quello che mi sto preparando prima di partire, domani mattina all'alba, per tornare dai miei.

È una cosa che può apparire disgustosa anche a me, a primo acchito, ma bollire pezzi di stronzi mollicci e oleosi, succosi di bile malassorbita, in limpida acqua che lentamente sugge tutte le essenze di quel campionario del mondo -e di me stesso- che sono le feci, è qualcosa che mi sta provocando un'emozione che non credevo di poter più provare. E mentre l'acqua si scalda con pacatezza e si lorda di umori marron, scrivo queste righe: le ultime?
Forse.
Ho comprato un piccolo pc (netbook li chiamano...), ma non so come potrò connettermi a Internet. Se riuscissi ad uscire ogni tanto da quella fattoria degli orrori dove andrò a stare potrei scrivere. Lo spero. Mi faccio schifo quando posto queste righe. Ma sempre meno che sopportare lo sguardo sdegnato dei miei.

Domani vedrò.
Intanto, il brodo di cacca sta bollendo.

E se mi dovesse far male al punto di uccidermi?

No, non è possibile! Ha un aroma sconvolgente, è un riassunto del TUTTO. I blocchetti mollicci si sono scomposti in una galassia di minuscole palline marroncine, che galleggiano sul liquido. Sul fondo, una sorta di mucillagine biancastra mezza bruciata fodera la pentola. Sarà delizioso grattarla via con un po' di pane.

Beh, vado a mangiare.

venerdì 17 aprile 2009

Mi sento solo?

Ma sono l'unico che adora cacare scoppientando tanta l'aria che si accumula nei visceri, e poi raccogliere il contenuto in una scodella e berlo?

p.s. lavoro perso: torno a vivere dai miei

giovedì 19 marzo 2009

L'ho fatta grossa

L'ho fatta grossa. Stavolta perdo il lavoro sul serio.

Avevo accennato tempo fa ad un'avvenente infermiera che lavora nella mia stessa ASL, se non sbaglio (sono così confuso adesso...).

Ieri mattina, recatomi a trascorrere un'altra inutile giornata di "lavoro", mi sono recato in bagno, per una abbondante cacata. Lì, ho trovato svenuta sul pavimento l'infermiera di cui prima, con in mano un assorbente sporco. Un banale malore legato alle mestruazioni, o chissà cos'altro di molto più osceno.
Avevo lì, una donna, tutta per me, senza che potesse opporre restistenza.
Non mi avrebbe rifiutato!
No!

Dovevo chiamare aiuto subito, lo so.

Ma era lì, la mia dama, solo l'anziana con le tette enormi e flosce sarebbe stato meglio.
Gli ultimi battiti di vita di quell'appendice scorticata e minuta, che ormai non mi serve quasi più neanche per pisciare, mi hanno richiamato al mio dovere di uomo (ma lo sono mai stato?).

Sudavo.
Grondavo
sudore.

Slacciatomi i pantaloni, ho scostato a fatica le mutande, attaccate tenacemente al membrino da pus e sangue coagulato. Il bruciore, la flogosi - come facevo a resistere?
Una matta eccitazione ha spinto sangue ai corpi cavernosi: metà di quel getto vitale uscì subito dalle numerose ferite. Ma, date le dimensioni infime dell'oggetto da irrorare, il resto fu sufficiente per far diventare rigido, forse per l'ultima volta nella mia vita, quel crudele scherzo della natura matrigna.

Grondavo sudore. E sangue.

Con le mani sporche come un piccione malato, ho preso gli oggetti del piacere: il suo seno afferrato con la destra, il mio pene con due dita della sinistra. Tra dolori immani ho iniziato a masturbarmi. Ma era il suo clitoride che mi interessava, sarebbe stato mio.

Con un invasamento panico, ho scostato il camice.

Avrei
slacciato
dei
pantaloni
e
calato
le
mutandine
a
una
donna.

La mia vita stava per avere senso!
D'altronde, tutti vivono anni per poche ore davvero significative.





Click.
Clack.
Click.
Clack.

Avevano appena aperto la porta del bagno, che distrattamente non avevo chiuso a chiave.
"Porco! Lo sapevo io!", urlava l'anziana sexy-tetteflosce.
Non riuscii a nascondere un'ulteriore erezione alla vista della signora matura. Un fiotto di sangue uscì squallidamente dal membro ormai giunto al capolinea. I vari altri "spettatori" trattennero conati di vomito a fatica, bruciandosi forse l'esofago per quel loro goffo tentativo.

Il direttore dell'ASL, giunto subito sul posto, mi ha intimato: "Si rifaccia vedere quando lo dirò io. Intanto, domani nel mio studio".
Cioè oggi.
Ma io non ci sono andato. Con la vita ho chiuso.

mercoledì 28 gennaio 2009

Risate

Sto rischiando di perdere il misero lavoro che ho. Non ci vado da una settimana, e al medico fiscale, che imperterrito cerca di entrare ogni giorno, non rispondo mai.

Sento risate intorno a me, come fossi circondato da gigantesche iene. La stupenda biologa che mi auguravo si ingravidasse con le mie feci lorde di sperma malato... anche lei ride di me, l'ho sentita che bisbigliava qualcosa con la vecchia che mi piace tanto. Le donne di cui sono innamorato, ridono di me.

Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate

Dappertutto. Sono arrivato pure a pulirmi il sedere ogni volta che vado in bagno, ma non è servito a nulla.
E quando disperato mi rifugio in ciotole piene di escrementi, più ingoio e più vomito, il tappetto ormai diventato un enorme terreno di coltura per batteri coliformi, e sento l'odore che probabilmente ucciderebbe chiunque, tranne me che puzzo ancora di più, il panico mi torna e mi fa delirare.

Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate
Risate

La macchia giallastro sperma - marroncino merda - rossastro sangue - ocra vomito che spicca tra le decorazioni arabe del tappeto si restringe, fino a scomparire dai miei occhi che vedono solo il buio, intervallato da brevi lucine come un led a intermittenza.
Angosciato, cerco di muovermi, ma resto fermo.

Cado a terra.
Rinvengo dopo una mezz'ora.
Mi sono sporcato la schiena di feci, e il pene, ormai divenuto un purulento ammasso di carne bruciata e smegma, rilascia densissima urina senza nessun controllo.
Per quanto ancora riuscirò a muovermi, a scrivere addiruttura, steso sui miei umori con il portatile incandescente per il troppo stare acceso?
Credo poco, molto poco.

Salvatemi, o uccidetemi.

domenica 25 gennaio 2009

Aiuto

Aiuto... ho panico tutto il giorno... ho paura.