domenica 19 ottobre 2008

mercoledì 8 ottobre 2008

La mia estate - parte II

Le giornate non è che scorressero tanto diverse l'una dall'altra. Afa, noia e il profumo delle feci dei cani, perlomeno era questo il dettaglio che mi affascinava di più. Un giorno mio padre mi vide anche odorare, il volto piegato sul terreno, una cacca appena escreta da Tobia. Non mi disse nulla, ma una coltellata mi avrebbe colpito meno del suo gelido silenzio.

L'unica cosa che movimentava la giornata erano saltuari lavoretti di fatica cui mi costringeva mio padre (sempre lui...). "Che strano, non fa mai nulla per mantenere questo vecchio casale, assume sempre degli operai a fine estate...", mi disse mia madre un giorno.
Ma io sapevo perché: il laido vecchio voleva mettermi davanti alla mia inettitudine fisica. Forse lo voleva fare per stimolarmi ad agire, forse mi vuole bene e gli dispiace vedermi così. Ma non ho mica avuto il coraggio di chiederglielo.

Riguardo a mia madre, notai per la prima volta che i suoi seni somigliano, seppur in proporzioni ridotte, a quelli avvizziti della vecchia impegata della ASL che tanto mi attrae.

Lo squallore è stato soprattutto psicologico, questa estate. Tagliamo corto e con volgarità, e diciamo subito qual è stata la cosa più schifosa che ho fatto laggiù (e, rispetto al mio solito, è ben poca roba): ho messo un dito in culo a Tobia dopo che aveva appena defecato. Mi sono poi strusciato il dito, dopo averlo odorato, sui pantaloni. Non ho neanche assaggiato.

Mi lavavo, ero costretto, ma una volta a settimana era più che sufficiente. A capire quand'è che era arrivato il momento, ci pensava con la sua solita delicatezza mio padre: rimproverava mia madre per aver fatto andare a male i gamberetti. Ma in frigo, controllai ghiotto la prima volta che lo disse, di gamberetti nemmeno l'ombra.

sabato 4 ottobre 2008

Intermezzo

Sabato sera tutti escono... e io solo come un autentico rifiuto. Farei prima ad uccidermi.