Ho il pisello davvero piccolo. Non bastava essere brutto, tozzo, disadattato, instabile. No, pure quello.
Per dare al ridicolo membro un senso di esistenza (non che mi serva a qualcosa, sia chiaro), ho deciso di tagliarmi i peli pubici. Così, senza il cespuglione che letteralmente nasconde il pisellino, almeno posso ammirarlo, sperando che si decida ad erigersi ogni tanto. Non ho neanche lo sfogo della masturbazione.
Prendo delle forbicine e pazientemente tagliuzzo i peli ispidi, lunghi, riccioluti e rancidi, crostosi e giallognoli. L'odore che si sprigiona è agghiacciante, persino per me. A un certo punto, delle piccole palline biancastre cadono a terra: a un'esame più attento, si rivelano essere uova di qualche insetto, che in quel microhabitat aveva trovato la dimora ideale.
I peli sono infine tutti a terra, che si attraggono l'un l'altro elettrostaticamente, è un autentico cespuglio di sporcizia.
Guardo quel groviglio fetido, e mi viene fame.
Apro il frigo, c'è un panetto di stracchino, curiosamente non ancora scaduto.
Apro la confezione.
Il panetto è bianco, troppo pulito e perfetto per me.
Mi giro.
Guardo i peli.
Mi giro.
Guardo lo stracchino.
Raccolgo i peli.
Ho la mano densa di grumi pelosi, unta, untissima.
Un colpo, e inzio a impastare i peli nel panetto di stracchino. Una palla pelosa e appiccicosa viene a formarsi di fronte ai miei occhi, sono quasi eccitato.
Inizio a mangiare la prelibatezza. Alcuni peli mi vanno di traverso; la pasta bianca e ispida si va a spiaccicare sui denti pieni di pezzetti arancioni di tartaro.
Alcuni peli, lunghi e insidiosi, mi restano incagliati tra i denti, e non ho nessuna voglia di togliermeli. Il giorno che lo farò, verranno via con blocchetti ingenti di sozzume.
Un pezzo di stracchino peloso mi va di traverso, con un piccolo rigurgito mi sale su un vomito che brucia, e si ferma nell'esofago.
Dopo rutto: vi lascio immaginare l'odore.