giovedì 20 gennaio 2011

Stracchino

Ho il pisello davvero piccolo. Non bastava essere brutto, tozzo, disadattato, instabile. No, pure quello.

Per dare al ridicolo membro un senso di esistenza (non che mi serva a qualcosa, sia chiaro), ho deciso di tagliarmi i peli pubici. Così, senza il cespuglione che letteralmente nasconde il pisellino, almeno posso ammirarlo, sperando che si decida ad erigersi ogni tanto. Non ho neanche lo sfogo della masturbazione.

Prendo delle forbicine e pazientemente tagliuzzo i peli ispidi, lunghi, riccioluti e rancidi, crostosi e giallognoli. L'odore che si sprigiona è agghiacciante, persino per me. A un certo punto, delle piccole palline biancastre cadono a terra: a un'esame più attento, si rivelano essere uova di qualche insetto, che in quel microhabitat aveva trovato la dimora ideale.

I peli sono infine tutti a terra, che si attraggono l'un l'altro elettrostaticamente, è un autentico cespuglio di sporcizia.

Guardo quel groviglio fetido, e mi viene fame.

Apro il frigo, c'è un panetto di stracchino, curiosamente non ancora scaduto.

Apro la confezione.

Il panetto è bianco, troppo pulito e perfetto per me.

Mi giro.

Guardo i peli.

Mi giro.

Guardo lo stracchino.

Raccolgo i peli.

Ho la mano densa di grumi pelosi, unta, untissima.

Un colpo, e inzio a impastare i peli nel panetto di stracchino. Una palla pelosa e appiccicosa viene a formarsi di fronte ai miei occhi, sono quasi eccitato.

Inizio a mangiare la prelibatezza. Alcuni peli mi vanno di traverso; la pasta bianca e ispida si va a spiaccicare sui denti pieni di pezzetti arancioni di tartaro.

Alcuni peli, lunghi e insidiosi, mi restano incagliati tra i denti, e non ho nessuna voglia di togliermeli. Il giorno che lo farò, verranno via con blocchetti ingenti di sozzume.

Un pezzo di stracchino peloso mi va di traverso, con un piccolo rigurgito mi sale su un vomito che brucia, e si ferma nell'esofago.


Dopo rutto: vi lascio immaginare l'odore.

venerdì 7 gennaio 2011

Nel baratro. Di nuovo.

La mia lunga assenza non è stata dovuta né a morti o eventi infausti, né a noia.

Cacciato fuori di casa dai miei (che nel frattempo avevano scoperto la tresca con Alberto), sono tornato nel mio squallido tugurio e ho deciso di voltare pagina.

Per prima cosa, ho cercato e trovato una filippina che, bisognosa di denaro e priva di permesso di soggiorno, ha accettato di pulire casa mia. Era vecchia e sdentata, e dormiva spesso all'addiaccio. Con i miei soldi, si è potuta almeno permettere qualche sbronza. Ero divenuto all'improvviso spavaldo e pieno di vita, tanto che un giorno toccai anche il culo alla domestica. Lei, rassegnata allo schifo, dalla volta successiva prima di iniziare i duri lavori mi toccava per una decina di minuti il pisello moscio (e che tale restava), in un quadretto triste e infantile anche per dei bambini alle prime scoperte.

Dopo essermi persino fatto la doccia, sono andato alla ricerca di un lavoro. Per chi è disposto a tutto, non è dura trovare qulacosa come molti vogliono fare credere. Andai in un ospizio, e quando il direttore, un prete ultraottantenne, mi disse che se volevo fare l'inserviente, avrei dovuto pulire le cacate dei vecchi e molto peggio ancora, io mi sentii al settimo cielo.

Una notte, preso dalla felicità (o qualcosa di non troppo distante), per un momento ebbi addirittura un'erezione. Con il cuore che batteva a 1000, cercai di farla fruttare muovendo con violenza sovrumana la pelle su e giù. Dopo giorni mesi anni senza un orgasmo, perdendo solo un po' di seme durante pisciate che bruciano come l'inferno, non ce la facevo più a tenere tutto dentro. Una sorta di languore mai provato prima mi stava invadendo la punta del microfallo, una sorta di preorgasmo iperamplificato. Dopo una devastante masturbazione durata quasi un'ora, la lunghissima erezione cessò senza essermi potuto liberare. Il sudore rancido grondava sul letto di nuovo pieno di schifezze, dopo solo una settimana che avevo congedato la vecchia toccatrice.

Mi ricapitò per una settimana intera, ma nulla. Dopo, una mattina andai in bagno, mi scappava fortissimo la pipì. Non riuscivo a fare uscire nulla, nonostante la vescica mi stesse scoppiando. Sentii che avevo un'ostruzione nell'uretra. Dopo inutili strizzature per fare uscire l'intrusco, cacciai uno stuzzicadenti nel buchino del pene, ed estrassi un immane pallocco di sperma rappreso. Finalmente un'eiaculazione, ma nel mio stile. Senza piacere, senza relax, solo un insostenibile dolore.

Non ho voglia di raccontare, almeno ora, perché non lavoro più all'ospizio.

Adesso sono dieci giorni che sto sdraiato dentro una cassapanca, in un bagno rilassante di escrementi di ogni consistenza, con il pc unico amico. Ero uscito alla luce, ma ora è peggio di prima. Ormai sono rassegnato, non chiedo più neanche aiuto.