giovedì 19 marzo 2009

L'ho fatta grossa

L'ho fatta grossa. Stavolta perdo il lavoro sul serio.

Avevo accennato tempo fa ad un'avvenente infermiera che lavora nella mia stessa ASL, se non sbaglio (sono così confuso adesso...).

Ieri mattina, recatomi a trascorrere un'altra inutile giornata di "lavoro", mi sono recato in bagno, per una abbondante cacata. Lì, ho trovato svenuta sul pavimento l'infermiera di cui prima, con in mano un assorbente sporco. Un banale malore legato alle mestruazioni, o chissà cos'altro di molto più osceno.
Avevo lì, una donna, tutta per me, senza che potesse opporre restistenza.
Non mi avrebbe rifiutato!
No!

Dovevo chiamare aiuto subito, lo so.

Ma era lì, la mia dama, solo l'anziana con le tette enormi e flosce sarebbe stato meglio.
Gli ultimi battiti di vita di quell'appendice scorticata e minuta, che ormai non mi serve quasi più neanche per pisciare, mi hanno richiamato al mio dovere di uomo (ma lo sono mai stato?).

Sudavo.
Grondavo
sudore.

Slacciatomi i pantaloni, ho scostato a fatica le mutande, attaccate tenacemente al membrino da pus e sangue coagulato. Il bruciore, la flogosi - come facevo a resistere?
Una matta eccitazione ha spinto sangue ai corpi cavernosi: metà di quel getto vitale uscì subito dalle numerose ferite. Ma, date le dimensioni infime dell'oggetto da irrorare, il resto fu sufficiente per far diventare rigido, forse per l'ultima volta nella mia vita, quel crudele scherzo della natura matrigna.

Grondavo sudore. E sangue.

Con le mani sporche come un piccione malato, ho preso gli oggetti del piacere: il suo seno afferrato con la destra, il mio pene con due dita della sinistra. Tra dolori immani ho iniziato a masturbarmi. Ma era il suo clitoride che mi interessava, sarebbe stato mio.

Con un invasamento panico, ho scostato il camice.

Avrei
slacciato
dei
pantaloni
e
calato
le
mutandine
a
una
donna.

La mia vita stava per avere senso!
D'altronde, tutti vivono anni per poche ore davvero significative.





Click.
Clack.
Click.
Clack.

Avevano appena aperto la porta del bagno, che distrattamente non avevo chiuso a chiave.
"Porco! Lo sapevo io!", urlava l'anziana sexy-tetteflosce.
Non riuscii a nascondere un'ulteriore erezione alla vista della signora matura. Un fiotto di sangue uscì squallidamente dal membro ormai giunto al capolinea. I vari altri "spettatori" trattennero conati di vomito a fatica, bruciandosi forse l'esofago per quel loro goffo tentativo.

Il direttore dell'ASL, giunto subito sul posto, mi ha intimato: "Si rifaccia vedere quando lo dirò io. Intanto, domani nel mio studio".
Cioè oggi.
Ma io non ci sono andato. Con la vita ho chiuso.